La sentenza della Corte Costituzionale (238/2009) ha stabilito che la Tariffa Rifiuti è un tributo e come tale non può essere assoggettata ad IVA. Ma la riduzione del 10% sulla bolletta dell'Ama, derivante dall'inapplicabilità dell'IVA, è stata recuperata dalla Giunta Comunale di Roma che con la decisione n. 27 del 19/04/2010 ha determinato l’aumento della Ta. Ri. nella misura del 9,80% per le utenze domestiche e del 12,50% per le utenze non domestiche.
Una manovra passata praticamente inosservata perchè le bollette delle famiglie non sono aumentate.
L'11 novembre 2010, però, la circolare n. 3/DF del direttore generale della Finanze ha stabilito che la Tariffa Integrata Ambientale non ha natura tributaria e quindi è soggetta all’Iva al 10% reintroducendo così il pagamento dell'imposta cancellato nel 2009.
Alla luce di queste disposizioni in due anni, a Roma, la tassa sui rifiuti aumenterà quindi di circa il 20%.
Si scarica quindi sui cittadini il costo di una gestione fallimentare dell'AMA che ha raggiunto l’attivo dei bilanci 2009 e 2010 solo grazie alla “spalmatura” su più anni del debito con le banche e alla valorizzazione immobiliare con il passaggio del Centro Carni dal Comune all’azienda.
Un'azienda che non riesce a far aumentare la percentuale di raccolta differenziata, che si è attestata quest’anno al 23,5%, molto lontano dall’obiettivo del 50% previsto dal piano regionale rifiuti per l’anno 2011 grazie ad una organizzazione approssimativa della raccolta porta a porta e all'esperimento fallimentare della raccolta "mista" che oltre a scontentare i cittadini lascia la città sempre più sporca.
Che per pura scelta economica, trattare i rifiuti costa più che conferirli in discarica tal quali, sceglie di non utilizzare gli impianti di trattamento dei rifiuti dell’AMA di Rocca Cencia e della Salaria trascinando così Roma verso l'emergenza rifiuti con la discarica di Malagrotta in via di rapido esaurimento, non è un caso se la Polverini ha spostato il termine per la sua chiusura di soli 6 mesi, e senza che il Sindaco abbia individuato un sito per una nuova discarica.
Un'azienda che dovrebbe preoccuparsi di finanziare l'attività di “capping” (trasformazione della discarica in area verde e boschiva), cominciando così il risanamento ambientale della discarica di Malagrotta tanto atteso dagli abitanti di Massimina, con la quota di Tariffa, prevista a tale scopo, che i cittadini hanno già versato e che invece toglie agli abitanti stessi la riduzione percentuale sulla Ta.Ri. per il disagio ambientale causato dalla presenza della discarica di Roma.
Un territorio, Massimina, che da anni subisce il disagio di innumerevoli attività industriali presenti nella Valle Galeria (discarica, raffineria, cave e termovalorizzatore dei rifiuti ospedalieri) e nel quale è stato collocato un nuovo gassificatore dietro la promessa di chiudere e bonificare la discarica.
Per evitare un'emergenza "tipo Napoli" è necessario aumentare al massimo la raccolta differenziata e trattare tutti i rifiuti indifferenziati per conferire in discarica soltanto la parte residuale e non pericolosa.
Occorre rivedere al più presto la politica di smaltimento dei rifiuti a Roma, smettendo di interrarli "tal quali" in discarica, operazione non più consentita dalla Comunità Europea e per la quale Roma viene quotidianamente sanzionata, trattandoli negli impianti appositi e trasformandoli in sottoprodotti da riutilizzare e in materiali non inquinanti da smaltire in modo sicuro per l'ambiente.
Per parlare di tutto questo insieme ai cittadini di Massimina, mercoledì 16 febbraio alle ore 18.00, presso il ristorante Brigadoon, Via Aurelia km 12,5, si terrà un'assemblea pubblica.
Nessun commento:
Posta un commento