mercoledì 25 luglio 2012

Alemanno e la privatizzazione di ACEA

C'era una volta un sindaco che, in barba ai risultati dei referendum del 2011contrari alla privatizzazione di beni e servizi pubblici, per fare cassa un anno prima delle elezioni comunali, decise di vendere il 21% delle azioni della ACEA (azienda municipalizzata che si occupa di acqua ed energia) che prima della sua elezione portava nelle casse del comune di Roma diverse decine di milioni l'anno sotto forma di dividendi.
Per riuscire nel suo intento, decise di presentare il progetto di vendita del pacchetto azionario in una delibera propedeutica al bilancio preventivo del 2012.
Propedeutica significa che deve essere discussa ed approvata prima del bilancio in quanto il bilancio stesso viene redatto tenendo conto della delibera stessa.
Quindi il 16 marzo 2012 la giunta capitolina approvò la ormai famigerata delibera 32 che il 19 aprile successivo venne presentata in aula Giulio Cesare.
Le opposizioni tutte, contrarie alla vendita dell'ACEA o per meglio dire alla svendita perchè negli ultimi quattro anni le quotazioni della stessa erano diminuite di oltre il 50%, decisero di fare ostruzionismo e presentarono oltre 160.000 tra emendamenti e ordini del giorno.
Dopo inutili tentativi di mediazione, il 7 giugno, per sbloccare la situazione, la maggioranza di centrodestra in Campidoglio chiese la sospensiva degli oltre 26.000 ordini del giorno, che secondo l'art. 67 dello statuto comunale devono essere discussi e votati prima del voto finale sulla delibera di riferimento, e tra le proteste delle opposizioni e dei cittadini spettatori della seduta e i disordini in aula, l'11 giugno, in questo clima, approvò la pregiudiziale che comportava lo slittamento degli ordini del giorno a dopo l'approvazione del bilancio comunale.
L'immediato ricorso al Tar da parte dei partiti di opposizione per una sospensione urgente della pregiudiziale stessa fu respinto, mentre il seguente ricorso al Consiglio di Stato è stato accolto in pieno perchè secondo i giudici "l'intento ostruzionistico dell'opposizione, evidente nel caso di specie, deve essere superato con strumenti procedimentali non confliggenti con il regolamento comunale".
Per la serie: le regole del gioco vanno rispettate. Sempre.
Lo stesso principio sancito dalle recenti sentenze 199 e 200 della Corte Costituzionale in cui si dichiara incostituzionale l'art.4 del d.l. 138 del 2011 sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali su cui la delibera 32 era fondata.
Ora la palla torna al Tar che dovrà esprimersi sul merito della pregiudiziale votata in consiglio comunale, ma la sentenza non arriverà prima di qualche mese ed il termine ultimo, già prorogato, per l'approvazione del bilancio comunale è il 31 agosto.
Al sindaco quindi non rimane che prendersi le sue responsabilità, rispondendo agli elettori che hanno votato per la gestione pubblica dell'acqua e misurandosi nel merito con gli ordini del giorno, a questo punto solo teoricamente perchè ci vorrebbero svariati mesi, oppure ritirare la delibera 32.
Nell'interesse della città mi auguro che opti per la seconda ipotesi, arrivando "rapidamente" (siamo a fine luglio....) all'approvazione del bilancio previsionale per il 2012 consentendo quindi all'amministrazione capitolina e ai Municipi di poter disporre di tutti i fondi stanziati nei bilanci approvati a marzo di quest'anno terminando così l'esercizio provvisorio e la gestione in dodicesimi che non consente alcuna programmazione della spesa e delle attività.

mercoledì 4 luglio 2012

Bando comunale per l'housing sociale

Ecco un'altra iniziativa del nostro sindaco che rischia di fare danni anche quando, speriamo, ce ne saremo finalmente liberati.
Un paio di anni fa, il comune di Roma pubblicò un bando per il cosiddetto housing sociale (ex case popolari) a cui hanno risposto molti costruttori per un totale di 160 proposte che se realizzate porterebbero a nuovi quartieri residenziali per un totale di 66000 nuovi alloggi pari a più di 23 milioni di metri cubi che cancelleranno per sempre oltre 2000 ettari di terreno agricolo.
I municipi più colpiti sono il XIX con 5 milioni di  metri cubi  e il XX con 3 milioni di  metri cubi. Ma anche dalle nostre parti non è andata molto meglio. Nel XV 2,7 milioni di  metri cubi e nel XVI 900.000  metri cubi si aggiungerebbero a quanti già previsti, e ancora da realizzare, nel P.R.G. approvato nel 2008 dalla giunta Veltroni.
Il pretesto è l'emergenza abitativa: mancano le case per le famiglie più povere e si dà l'opportunità alla rendita fondiaria di risolvere il problema in cambio di una plusvalenza di centinaia di milioni. Poi inevitabilmente, le ormai vuote casse comunali dovranno accollarsi le spese per i servizi.
In sostanza invece di costringere i costruttori, tramite gli oneri concessori, a provvedere alla costruzione delle infrastrutture necessarie agli interventi previsti dal P.R.G., il comune dà il via libera a nuovi insediamenti urbani spesso nelle stesse periferie già interessate da nuove costruzioni con il vero obiettivo di rompere il sistema di regole e tutele e soprattutto abbattere il limite all'espansione della città introdotto nel 2008 con l'approvazione del P.R.G., per aprire nuovamente la strada all'espansione della città e al consumo del suolo.
Tutto ciò, se la delibera di variante al P.R.G. venisse approvata dall'Assemblea Capitolina, sarebbe il colpo finale alla città di Roma già in grave crisi economica e con i trasferimenti da parte dello Stato fortemente diminuiti.
C'è bisogno di un segno di discontinuità: non si può continuare a fondare il futuro di Roma sull'espansione urbana e sul consumo del suolo mentre ci sono 100.000 alloggi nuovi invenduti che risolverebbero la questione.
Per questo motivo tutti i partiti di centrosinistra e molte associazioni di cittadini hanno indetto per giovedì 5 luglio alle ore 17.30 a Piazza della Bocca della Verità,  una manifestazione contro questo nuovo attentato alla città e per una politica di riqualificazione cittadina basata sull'interesse pubblico e sulla qualità urbana.