Stamattina il consiglio del Municipio Roma XVI era convocato per discutere degli orti di Via della Consolata, una zona del nostro territorio destinata ad ospitare orti urbani.
All’inizio della seduta il Presidente del consiglio municipale ha invitato tutti i presenti ad un minuto di raccoglimento ricorrendo ogni 27 gennaio la giornata della memoria.
Da parte di alcuni consiglieri del PDL è arrivata la richiesta di modificare l’ordine del giorno dei lavori inserendo al primo posto la discussione sulla giornata della memoria.
La Presidenza ha accettato la proposta e in considerazione dell’importanza dell’argomento, il Presidente della commissione Ambiente ha ritirato l’atto sugli orti per discuterlo con calma in un'altra seduta.
A questo punto il PDL ha innescato una strumentale polemica intorno alla scelta del Presidente del Consiglio del Municipio culminata con il gesto di un suo consigliere che si è seduto dando le spalle alla presidenza.
Si è aperta quindi la discussione generale, ma mentre gli interventi si susseguivano, il numero dei consiglieri del PDL si assottigliava fino ad azzerarsi.
Infatti, quando si è trattato di votare l’odg scaturito dalla discussione da loro stessi richiesta, in aula non rimaneva nessun esponente del PDL come si può verificare dalla foto allegata.
Un fatto grave, che dimostra ancora una volta lo stile dell’opposizione in questo municipio caratterizzato dalla polemica pretestuosa e dalla fuga dal confronto su temi così delicati e che richiedono una sincera convinzione democratica.
Nonostante la loro assenza, il Municipio Roma XVI ha approvato un ordine del giorno dove si sottolinea l'importanza della giornata della memoria e vengono stigmatizzati tutti i tentativi di revisionismo storico e negazionismo della Shoah, impegnando il Presidente del Municipio Bellini a continuare nella politica di promozione di iniziative istituzionali, culturali ed educative tese a tramandare la memoria degli eventi legati alla barbarie nazifascista soprattutto verso le nuove generazioni.
martedì 27 gennaio 2009
Giornata della memoria
sabato 24 gennaio 2009
Inaugurazione circolo
Questa mattina si è ufficialmente inaugurata la nuova sede del circolo del PD Monteverde Vecchio – Porta Portese. Dalla storica sede di Via Sprovieri siamo passati in Via Carlo Pisacane.
In un momento così difficile per il PD, l’inaugurazione di un nuovo circolo ci dà fiducia e nuovi stimoli a lavorare per il successo di questo partito.
Il contributo di idee, di esperienze, di storia del popolo democratico, sono una risorsa che non deve andare sprecata. E se da una parte si registra la richiesta ai vertici del partito di una maggiore attenzione alle istanze che provengono dai circoli, parimenti bisogna chiedersi, come militanti, cosa possiamo fare per dare un contributo a questo partito.
Un esempio è il finanziamento dei circoli: da statuto dovrebbero autofinanziarsi, nella pratica sono tutti in grande difficoltà.
Quindi, da una parte qualche contributo dal partito sarebbe gradito, dall’altro bisognerebbe inventarci nuove forme di autofinanziamento come la vendita di gadget autoprodotti (come la maglietta con il primo manifesto della campagna elettorale di Obama) o la creazione di Centri di Assistenza Fiscale.
Il nostro è un partito nuovo, che nasce popolare ma che deve radicarsi nella società.
E questo radicamento può avvenire proprio grazie a circoli come il nostro, che possono attirare persone nelle loro sedi con eventi, servizi, con gruppi di lavoro, che possono incontrare gli abitanti dei quartieri con gazebo e volantini, che possono formare la nuova classe dirigente grazie ai dibattiti, alla vita di partito e alla lotta politica.
Non nascondiamocelo, il processo di crescita del PD non è andato come previsto dai nostri vertici. Al partito liquido va sostituito un vero partito strutturato con organi democraticamente eletti e riconosciuti.
Ora più che mai c’è bisogno di una maggiore coesione tra la base e i vertici; dobbiamo quindi smetterla di continuare a sparare sul pianista e insieme, uniti, dobbiamo ripartire con una linea di opposizione al governo Berlusconi e alla Giunta Alemanno e con nuove proposte per l’Italia e per Roma.
Il PD dispone delle energie e delle intelligenze per guidare questa riscossa. Tali forze non vanno sterilizzate, ma incanalate in un’iniziativa politica quotidiana che ci porti ad incontrare la gente, raccogliendone le istanze, trasformandole in battaglie politiche.
La straordinaria manifestazione del 25 ottobre a Roma testimonia la fiducia che ancora in tanti abbiamo per una missione alla quale tutti insieme dobbiamo tendere.
Basta con le divisioni e i distinguo. Ciascuno ricordi la propria storia, ma guardi al futuro. Rimbocchiamoci le mani e ognuno per quel che può fare, faccia la sua parte. Dimostriamo al paese e alla città che la nostra idea di un’Italia nuova e giusta non è solo teoria, ma può trasformarsi in realtà. Continuiamo a costruire il PD nel paese e a Roma, senza arrendersi alle difficoltà, con la convinzione della giustezza del nostro progetto.
lunedì 19 gennaio 2009
Palestina
Oggi in consiglio abbiamo discusso un ordine del giorno sulla Palestina. Di fronte ai gravissimi fatti di questi ultimi giorni, anche una istituzione locale come il Municipio ha ritenuto di affrontare il problema di questa ennesimo conflitto.
A mio parere, e per fortuna non solo mio, l’unica strada percorribile per arrivare ad una coesistenza tra arabi ed ebrei in Palestina è quella, pur tortuosa e piena di insidie, del dialogo.
Un dialogo che, anche in momenti drammatici come quello attuale, non deve mai essere abbandonato, nella speranza che più forte del rumore delle armi si alzi la voce di chi, stanco di tanti anni di sofferenza e angoscia, vuole soltanto avere la possibilità di vivere una vita “normale”.
Il numero delle vittime a Gaza è altissimo; le condizioni della popolazione palestinese sono drammatiche; il livello di insicurezza avvertito dalla popolazione israeliana così alto da rendere concepibile qualsiasi azione.
Non siamo di fronte ad un altro, ennesimo episodio di una guerra cui siamo ormai quasi assuefatti: oggi il cuore del conflitto torna ad essere, dopo decenni, il riconoscimento reciproco, il diritto all'esistenza, la possibilità di convivere, disinnescando una volta per tutte l’angoscia dell’aggressione, neutralizzandola per sempre.
Di fronte a questo, al dolore delle vittime, è doveroso per noi, che siamo fisicamente lontani, ma vicini col cuore, mantenere uno sguardo razionale, non scivolare nella logica delle tifoserie partigiane, delle rivendicazioni sterili e della ricerca di responsabilità storiche che possono portarci indietro fino alla Bibbia senza farci andare avanti neanche di un passo sulla strada di un futuro di pace condiviso, sostenibile per chi vive lì.