domenica 11 novembre 2012

Bilancio previsionale 2012 del comune di Roma Capitale

All'alba del 7 novembre l'Assemblea Capitolina, dopo 101 sedute, ha finalmente approvato il bilancio preventivo per l'anno 2012. Si tratta certamente di un record per il quale la giunta Alemanno sarà ricordata negli anni futuri.
L'approvazione del bilancio, bloccata dalla presentazione di migliaia di ordini del giorno da parte dell'opposizione, grazie ai quali si è evitata la vendita del 21% delle azioni di ACEA, rallentata dalle divisioni nella maggioranza stessa, ha raggiunto il termine ultimo del 31 ottobre, superato il quale il prefetto Pecoraro ha inviato una lettera ultimatum a tutti i consiglieri minacciando lo scioglimento del Consiglio comunale e il commissariamento del comune se non si arrivava all'approvazione del bilancio entro 20 giorni.
Con questa forte sollecitazione il sindaco è stato costretto a fare alcune concessioni all'opposizione (sub emendamento da 9 milioni: più fondi al sociale, alla cultura e ai Municipi) che soddisfatta del superamento del termine del 31 ottobre, che sancisce di fatto l'incapacità del sindaco ad amministrare Roma, ha evitato di fare ulteriori barricate per non bloccare definitivamente la città.
In definitiva si tratta di un bilancio da 10,2 miliardi (5,2 per la spesa corrente, 5 per gli investimenti) molto diverso da quello presentato a marzo e che si basa principalmente sull'incremento delle aliquote IMU (5 per mille per l'abitazione principale e 10,7 per mille per le altre abitazioni) rispetto alle standard per un valore di 0,63 miliardi.
Un bilancio che ha dovuto prima coprire il buco di 730 milioni dovuto a minori trasferimenti statali e da errori di previsione delle entrate e uscite nel bilancio dell'esercizio precedente, poi recepire le ultime norme del governo che impongono l'aumento della percentuale del fondo di riserva dallo 0,30% allo 0,45% equivalente ad un taglio di 30 milioni e il nuovo vincolo all'utilizzo dell'avanzo di amministrazione (non più utilizzabile per gli investimenti), che ha dovuto rinunciare a 230 milioni di entrate dovute alla vendita del 21% delle azioni ACEA sostituite dal previsto incasso della stessa somma grazie alla vendita di parte del patrimonio immobiliare comunale, che non ha potuto contare sui 20 milioni di risparmio fiscale a causa della mancata approvazione della costituzione della holding delle società municipalizzate, che a causa della spending rewiev governativa ha dovuto rinunciare ad altri 175 milioni.
Un bilancio che sancisce un periodo di crisi per la città di Roma, si pensi che nel quadriennio 2004-2008 il pil della capitale segnava + 3,6%, nel quadriennio 2008-2012 è stato -6% e nello stesso periodo i trasferimenti statali si sono ridotti del 40%, che vede drasticamente ridotti i fondi per la manutenzione urbana e le infrastrutture oltre a tagliare ulteriormente i fondi ai Municipi.
Inoltre con l'approvazione a novembre, l'Assemblea Capitolina ha ufficializzato in sostanza le spese già fatte dalla giunta Alemanno che ci consegna, al termine del suo mandato, una città meno efficiente e più povera, con servizi pubblici non degni di una grande capitale europea e con l'IMU, l'addizionale IRPEF e la TIA più alti d'Italia.

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