martedì 14 aprile 2009

Scuola di formazione politica del PD AmbienteFuturo. 2 aprile

Dal 2 al 5 aprile ho partecipato alla scuola di formazione politica del PD AmbienteFuturo.
Si è trattato di una interessante esperienza che mi ha tenuto impegnato 4 giorni per una serie di conferenze plenarie, gruppi di lavoro e laboratori che vedevano l’ambiente al centro del dibattito.
Giovedì pomeriggio, dopo i saluti del sindaco di Amalfi, città ospitante, e dei responsabili della scuola di formazione Giorgio Tonini e Anna Maria Parente, ha aperto i lavori Sebastiano Maffettone preside della facoltà di Scienze Politiche dell'università LUISS di Roma con una relazione dal titolo “Etica, Ambiente e Sostenibilità”.
Un intervento a tutto campo a partire dal dibattito su etica ambientale e sostenibilità, cominciato negli anni 80 e ripreso all'inizio del nuovo millennio, caratterizzato dalla difficoltà di trasformare i valori personali in diritti di tutti cioè rendere pubblico e collettivo ciò che è nella coscienza delle persone. Oggi, ha sostenuto Maffettone, è fondamentale, per la salvaguardia del pianeta e per uscire dall'attuale crisi economica, individuare alcuni valori non negoziabili condivisi per uno sviluppo sostenibile che tenga conto dei limiti ambientali e dei bisogni delle generazioni presenti e future.
Proprio la ricerca di questi limiti sarà la nuova sfida democratica dei prossimi anni.
A seguire, Nando Pagnoncelli della IPSOS ha analizzato i dati di una ricerca sul rapporto tra gli italiani e la questione ambientale.
Per il 63% dei 1.000 intervistati, in un periodo di crisi economica come quello attuale, la tutela dell’ambiente è un’opportunità allo sviluppo economico del nostro Paese. Per il 66% gli ambiti su cui investire per rilanciare l’economia sono le nuove tecnologie e le infrastrutture ambientali. Sul fatto che l’Europa chiede a tutte le aziende e anche a quelle italiane di investire in tecnologie che diminuiscano l’impatto sull’ambiente, il 59% ritiene che questi investimenti siano necessari proprio ora perché investire sull’ambiente stimolerà lo sviluppo.
Concludendo il suo intervento Pagnoncelli ha inviato a riflettere su due questioni:
1. I temi ambientali sono troppo ampi e complessi
2. Gli italiani fanno fatica perché è cambiato il modo in cui si informano, perché c’è uno svuotamento complessivo dell’oggettività di numeri e dati.
Informandosi più sulla tv che sui giornali si prende posizione in base al messaggio “Fidati di me perché la penso come te” finendo per essere più informati ma meno consapevoli. E così è necessario accentuare la relazione tra politiche ambientali e sviluppo economico, ricordare ai nostri concittadini che l’ambientalismo è il legame tra grandi temi e pratiche quotidiane: riciclaggio, risparmio energetico, uso dei mezzi pubblici. E questo consente di diffonderlo realmente: non un messaggio emozionale ma la diffusione di incentivi premianti a favore dei meccanismi virtuosi.
Nell'intervento successivo Mario Tozzi, membro del CNR, partendo dai dati della ricerca si è chiesto di chi fosse la colpa "Se l’italiano è sensibile a parole, informato in maniera approssimativa e si descrive meglio di quel che è?”. La risposta, a sorpresa, è stata Benedetto Croce! "Colui che ha fatto capire ai politici che la scienza non è cultura, perché l’unica cultura è quella umanistica. Così l’ambiente non viene considerato un tema scientifico ma da bar dello sport”.
Ha fatto quindi l'esempio della recente mozione 107 approvata dal Senato il 18 marzo 2009 in cui sostanzialmente si rinnega il cambiamento climatico in corso prendendo spunto da una lettera scritta da 114 scienziati la cui competenza in campo ecologico è perlomeno discutibile.
Concludendo ha ricordato che “è solo sulla base della conoscenza dei dati che si può cambiare l’opinione pubblica. O altrimenti rimarremo sempre un paese superficiale, all’insegna del motto “cresci e poi pulisci”.

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